Storia
Sita nella zona centrale della siticulosa Puglia, Gravina dispiega la sua compagine abitativa sul confine di due regioni geologiche distinte, la “Fossa Bradanica” e il “Costone Murgiano”. A sud-ovest della linea di faglia, su una vasta pianura che si eleva a circa 300-400 metri sopra il livello del mare, essa poggia su antiche formazioni sabbiose Plioceniche e Pleistoceniche, sul soffice calcare fossilifero marino e nella zona nord-occidentale a pochi Km dalla città c’è una scarpata di duro calcare del Cretaceo Superiore che si erge a 500-600 metri sopra livello del mare.
Abitata sin da epoca neolitica, come attestano numerosi siti che, rilevati da ricognizioni archeologiche, punteggiano il territorio gravinese sino all’età del Ferro, essa vanta un continuum abitativo fino all’epoca moderna. La città antica insiste sul versante sinistro del burrone della gravina collegato al più ampio sistema di canyon che dall’area materana, attraversando la Murgia, si ricollega alle Gravine dell’arco ionico-tarantino. Tale versante è costellato da numerose cavità formatesi grazie alla paziente opera d’erosione carsica che danno luogo alla formazione dell’habitat rupestre. Esso è sovrastato, ad ovest di chi lo guarda, dalla collina di Botromagno, sede di vestigia archeologiche risalenti al IX-VIII sec. a.C. Scavi archeologici attestano l’esistenza della polis fondata con la dominazione greco-orientale e del municipium romano alla fine del IV sec. a.C.
La vicinanza al Torrente La Gravina, la posizione geografica strategica, la floridezza della generosa terra dispensatrice di grano, fanno di Sidinon, l’antica città, un centro economico-politico di grande importanza e terra ambita da conquistatori Bizantini, Longobardi, Berberi musulmani. Dopo la caduta di Roma, nel 476 a.C., la popolazione prende a colorare di vita le numerose e fitte cavità rocciose scavate nelle pareti calcaree della Gravina secondo un’architettura naturale. E’ qui che si porta la popolazione alla ricerca di riparo terrazzando, lì dove possibile, gli spazi antistanti alle grotte e animando coi semplici gesti di vita lo scenario rupestre della gravina. Sicchè, concentrata sul lato sinistro, la Civitas si sviluppa nei rioni Piaggio e Fondovito raggiungendo la piana su ci poggia il nucleo urbano medievale. A collegare le due sponde del torrente, un ponte-acquedotto della metà del Settecento, atto a condurre sotto le mura della città le acque della sorgente Sant’Angelo. Dal nucleo medievale, quindi, si dipanano le propaggini del centro storico d’ età contemporanea.
Gravina, dopo il dominio bizantino, devastata dai Saraceni, passò nel 1041-42 ai Normanni, divenendo loro feudo. Con la famiglia Orsini, esso gode di un’amministrazione stabile dal 1380 ininterrottamente fino al 1807 divenendo nel tempo le contea, ducato e principato.
Gravina mantenne salda la sua posizione nel campo delle arti dal XVII al XVIII sec. raccogliendo numerose opere pittoriche, scultoree e architettoniche di maestranze di comprovato talento artistico.
Durante il periodo borbonico, aumentate le angherie e violati gli elementari diritti umani, la città contò molti rivoluzionari e patrioti dal 1789 sino all’Unità d’Italia, ed una “vendita” carbonara.
Protagonista delle vicende storiche di fine ‘800 ed inizio ‘900, contribuì all’Unità d’Italia con patrioti e martiri delle guerre d’indipendenza e I guerra mondiale.
Oltre alle numerose ricchezze storico-artistiche, Gravina è immersa in un contenitore ambientale singolare e variegato. Il costone murgiano che congiunge la terra collinare di Gravina all’entroterra materano è preceduto da più o meno alti e lievi pendii variamente digradanti, tutti ricoperti dal manto giallo del grano che caratterizza la maggiore estensione del territorio. Ai campi seminati, si alternano i verdi fazzoletti degli oliveti e dei vigneti che spesso mettono in risalto le tipiche costruzioni di architettura rurale e che contraddistinguono questo paesaggio: masserie, iazzi, neviere, muretti a secco. Parte integrante del paesaggio gravinese è costituita dal bosco naturale “Difesa Grande” che, acquistato dal comune di Gravina nel XVII sec. dal Regio Demanio, conservava già questa denominazione, che lo definiva come una zona sottoposta a precisi vincoli di salvaguardia, non sottoponibile a divisioni poiché proprietà dello Stato. Il bosco era visto come fonte di approvvigionamento del legname ad uso combustibile per l’intera società gravinese.
Il bosco naturale “Difesa Grande”, oggi di proprietà del comune di Gravina in Puglia, comprende 1.838 ettari di terreno ed è ubicato a 6 km a sud del centro abitato di Gravina, nel bacino del fiume Bradano. Esso vanta le presenza di una vegetazione molto diversificata: cipressi, querce, carpinelle, aceri campestri, olmi, ecc…costituendo una grossa risorsa per la città tutta.